“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

PESTICIDI: PERICOLI, RISCHI E COSTI PER DANNI ALLA SALUTE UMANA

Patrizia Gentilini

patrizia.gentilini@villapacinotti.it

16 novembre 2015

 

INTRODUZIONE

Il termine “pesticida” è genericamente usato per indicare tutte le sostanze prodotte per contrastare o

distruggere forme di vita  –animali o vegetali-   ritenute  dannose  per  l’uomo,  le  colture  o  gli animali

domestici etc  . In questo articolo ci riferiamo  in particolare ai pesticidi usati in agricoltura  , ovvero a

tutte quelle sostanze che caratterizzano l’agricoltura su base industriale ( diserbanti, fungicidi, agenti

chimici  usati per difendere le colture da insetti, acari, batteri, virus, funghi  e per controllare lo sviluppo

di piante infestanti). Si tratta per la massima parte di sostanze tossiche, persistenti, bioaccumulabili che

hanno un impatto non solo sugli organismi che si vogliono contrastare, ma anche sulle proprietà fisiche

e chimiche dei suoli, sugli interi ecosistemi   e sono spesso estremamente nocive per la salute umana,

venendo a rappresentare un vero e proprio problema di salute pubblica. Per brevità non si affronterà in

questo testo il problema dell’avvelenamento acuto da pesticidi che può avvenire sia in modo volontario

(suicidi) o accidentale; il problema non è certo di secondaria importanza dal momento che secondo

l’OMS si contano ogni anno oltre 26 milioni di casi di avvelenamento con 258.000 decessi annui

globalmente nel mondo e  negli  U.S.A il 45% di tutti gli avvelenamenti  da pesticidi si registra nei

bambini  (1).  Non si affronterà neppure il problema legato  ad incidenti nel sistema di

produzione/stoccaggio (esplosioni/incendi ed altro), problema anche questo tutt’altro che trascurabile:

basti pensare al disastro di Bhopal (India) nel 1984 con la fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di

metile che causò ben 8.000 morti nel territorio circostante e 500.000 intossicati e  di cui rimangono a

tutt’oggi pesantissime conseguenze per la salute umana e l’ambiente o l’incidente in Toscana,  alla

Farmoplant, che nel 1988 con    fuoriscita del “rogor” e  formazione di una nube  tossica che si diffuse

per oltre 2000 km2 in Versilia.  Si affronterà  viceversa    più dettagliatamente il problema delle

conseguenze per la salute umana da esposizione  “  cronica”  a  pesticidi  ,  ovvero  l’esposizione  a  dosi

piccole e prolungate nel tempo che, come vedremo, non riguarda solo la popolazione esposta per

motivi lavorativi, ma   riguarda ormai tutta la popolazione generale. Tale modalità di esposizione può

realizzarsi  infatti  non solo per motivi occupazionali, ma anche per la popolazione generale dal

momento che queste molecole sono ormai stabilmente presenti sia nelle  matrici ambientali ( aria,

acqua, suolo) che  nella catena alimentare e nel latte materno. E’ ormai ampiamente documentato che

tutto questo comporta importanti e negative ricadute a livello della salute umana con conseguenti costi

economici per l’intera società. 

MODALITA’ DI ESPOSIZIONE

I pesticidi possono entrare  in contatto con  l’organismo  sia per  assorbimento cutaneo, grazie alla loro

liposolubilità (organofosfati, carbammati, organoclorurati, DDT, lindano, aldrin e clordano),  che per inalazione od

ingestione (piretroidi, erbicidi, clorofenoli). I loro residui si accumulano infatti in  frutta e vegetali, ma anche,

grazie al loro bioaccumulo e biomagnificazione nella catena alimentare,  attraverso pesce,    carni  e

prodotti lattiero-caseari. Va ricordato che anche in Italia gli animali   da carne vengono alimentati con

mangimi OGM, ovvero con soia, mais, colza resa resistente ad erbicidi ( in particolare glifosate)  che

quindi viene usato in grandi quantità ed è stato ritrovato in concentrazioni elevate in liquidi biologici

nelle persone  che se ne alimentano con ulteriori potenziali rischi per la salute umana (2).  L’assunzione

di pesticidi inoltre può avvenire attraverso l’acqua. 

L’ultimo rapporto ISPRA del 2014 “Pesticidi nelle acque”  (3)  evidenzia una "ampia diffusione della

contaminazione" ed il  rilevamento  nelle acque superficiali e profonde   di ben "175 sostanze diverse, un

numero più elevato degli anni precedenti” con riscontro di  ben 36 sostanze in unico campione Il tema delle miscele di sostanze è particolarmente preoccupante  e letteralmente si afferma:  "la valutazione di

rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze, e non tiene conto dei possibili effetti

delle miscele che possono essere presenti nell’ambiente. C’è la consapevolezza, sia a livello  scientifico, sia nei consessi

regolatori, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia attualmente sottostimato.” 

Le principali modalità con cui si realizza l’esposizione sono: 

professionale:  durante la produzione, il trasporto, la preparazione e l'applicazione di pesticidi. I

principali fattori coinvolti includono l'intensità di applicazione, la frequenza, la durata e il metodo, il

rispetto delle norme di sicurezza, l'uso di dispositivi di protezione individuale, nonché i profili fisico-

chimici e tossicologici dei pesticidi in uso. Anche membri della famiglia di coloro che utilizzano

pesticidi possono avere notevoli rischi per sversamenti accidentali, perdite, usi non corretti di

attrezzature e non rispetto della sicurezza e delle linee guida. 

 esposizione ambientale/residenziale: è  ampiamente documentato che vivere vicino ai luoghi in cui

i pesticidi vengono utilizzati, fabbricati o smaltiti può aumentare in modo significativo l'esposizione

umana per inalazione e contatto con aria, acqua e suolo. Di particolare rilievo è anche l’effetto “deriva”:

ovvero  la dispersione aerea di particelle di miscela di pesticidi che non raggiungono quindi  il bersaglio

ma si diffondono nell'ambiente circostante. In presenza di coltivazioni intensive confinanti con

residenze private o luoghi pubblici (scuole, asili, parchi ecc.) è possibile quindi la contaminazione dei

residenti e della popolazione che vi si trova. Questo tipo di contaminazione è particolarmente

importante se lo spargimento avviene con atomizzatori ed in condizioni di ventosità. Importanti sono

anche i rischi connessi con  l’utilizzo domestico di tali sostanze, ad es. le “bombe per le pulci” o

l’utilizzo per piante da appartamento, giardinaggio, o per disinfestazione di animali-

esposizione attraverso la dieta per presenza di residui negli alimenti o nell’acqua:    l’ultimo

rapporto dell’EFSA(4)  sui residui dei pesticidi negli alimenti appare ad un primo approccio

tranquillizzane in quanto oltre il 97% dei campioni “contiene livelli di pesticidi che rientrano nei limiti

di legge”, il 55.4% presentava residui che nell’1,5% superavano nettamente i limiti di legge e nel 27.3%

presentavano residui multipli. Da questa ampia indagine emerge quindi che in quasi 1/3 degli alimenti

che arrivano sulle nostre tavole sono presenti multipli residui di pesticidi e la presenza contemporanea

di più sostanze, anche se ciascuna presente entro i “limiti di legge” non può certo essere considerata

scevra di rischi per la salute. 

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Come affermato nel Rapporto ISPRA  la attuale valutazione del rischio dei multiresidui di pesticidi è

indubbiamente carente per quanto riguarda la tutela della salute umana in quanto, per definizione, ogni

sostanza viene valutata singolarmente e non si tiene conto dell’effetto “cocktail”, ovvero del potenziale

effetto sinergico delle miscele. Inoltre la valutazione del rischio dalle Agenzie regolatorie viene condotta

sul principio attivo e non sul formulato commerciale in cui in genere sono presenti coadiuvanti, 

conservanti, diluenti etc. che rendono il formulato commerciale molto più tossico del principio attivo.

Questo è il caso ad esempio del glifosate, un erbicida estremamente diffuso anche al di fuori della

pratica agronomica, che ha dimostrato su cellule umane coltivate in vitro, maggior tossicità rispetto al

principio attivo per la presenza di un surfactante derivato dagli idrocarburi (5). Proprio il glifosate,  che

è stato nel corrente anno classificato dalla IARC ( organo di riferimento dell’OMS) come cancerogeno

probabile (2A) (6) viene considerato dall’ EFSA ancora scevro di particolari rischi per  la salute umana

(7). Inoltre non si tiene conto che i metaboliti possono essere più tossici della molecola originaria, che

possono essere presenti effetti anche per dosi inferiori ai limiti consentiti  e per esposizioni minimali in

particolare per sostanze che agiscono come  “interferenti  endocrini”  (di cui si parlerà in seguito).

Ovviamente esiste poi una diversa suscettibilità individuale in relazione a fattori genetici,  età, genere,

stato nutrizionale, abitudini personali.  Ed ovviamente esiste una maggiore suscettibilità degli organismi

in via di sviluppo, in particolare di  embrioni,  feti, neonati, bambini.  

PRINCIPALI MODALITA’ D’AZIONE DEI PESTICIDI

Cancerogenicità Nella lista  delle  sostanze chimiche potenzialmente cancerogene  redatta da EPA e

pubblicata nel 2010 oltre  70 pesticidi sono considerati probabili o possibili cancerogeni

(http://www.epa.gov/pesticides/carlist/). Nel maggio del 2015 la IARC ha valutato la cancerogenicità

di 5 pesticidi:  glifosate, malation e diazionon  sono  stati  classificati  come  “probabili  cancerogeni”  (2A),

tetraclorvinfos e paration  come “possibili”  (2B)  (6).  Di particolare rilievo appare la classificazione del

glifosato  in quanto è l’erbicida più diffuso al mondo e la cui pericolosità-  anche in relazione agli

organismi geneticamente modificati (OGM) resi resistenti all’erbicida  -  è stata evidenziata in un

importante articolo sul New England Journal of Medicin (8).

Azione  di  “interferenti endocrini”.  Questo termine, introdotto per la prima volta nel 1991, 

contempla tutte le sostanze che interferiscono con  sintesi,  secrezione, trasporto, azione, metabolismo o

eliminazione degli ormoni.  Il meccanismo d’azione presuppone quindi la possibilità di  interferire con  la

capacità delle cellule di comunicare tra loro attraverso gli ormoni e vastissima è la gamma di effetti

negativi per la salute che ne conseguono: difetti di nascita, deficit riproduttivi, di sviluppo, alterazioni

metaboliche, immunitarie, disturbi neurocomportamentali e tumori ormono-dipendenti.  L’Istituto

Superiore di Sanità definisce  gli interferenti endocrini   come “sostanza esogena, o una miscela, che altera la

funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di

una (sotto)popolazione”. Queste sostanze quindi possono non solo esplicare effetti negativi sull’individuo

esposto, ma anche sulle cellule germinali con effetti trans-generazionali, eventualità  che desta

ovviamente non poche preoccupazioni. I principali gruppi di pesticidi con questa azione sono: insetticidi

clorurati (lindano, dieldrin), fungicidi (vinclozolin, linorun), triazolici (ciproconazolo), imidazoli (imizaloil), triazine

(atrazina, simazina), ditiocarbammati (mancozeb), coformulanti (alchifenoli) (9). 

Neurotossicità è uno dei più importanti effetti della esposizione a pesticidi: per esposizioni acute ad

organofosfati, ad esempio,  non solo si riscontrano nell’immediato sintomi a carico del sistema nervoso

centrale sia di tipo sensoriale che motorio, ma anche sequele neuropsichiatriche a lungo termine quali

deficit nel rilevamento di stimoli e nell’elaborazione delle informazioni, carenze nell’attenzione e nella

memoria e maggiore incidenza di depressione.

Allo stesso modo anche l'esposizione cronica a questi agenti è risultata associata con anomalie

neurocomportamentali tra cui ansia, depressione, sintomi psicotici, sintomi extrapiramidali, deficit nella

memoria a breve termine, nell’ apprendimento, nell’attenzione e nell'elaborazione.

I meccanismi con cui la neurotossicità si può esplicare sono molteplici: ad es. gli organofosfati 

inibendo irreversibilmente l'acetilcolinesterasi  -  enzima essenziale alla funzionalità nervosa  -

impediscono la degradazione dell’acetilcolina che si concentra nello spazio sinaptico con gravi

alterazioni della neurotrasmissione colinergica (10)

Va anche ricordato che 15 pesticidi, unitamente a diossine e PCB, sono stati inclusi nella Convenzione

di Stoccolma stilata per difendere la salute umana dai composti organici persistenti POP’s (Persistent

Organic Pollutants), sottoscritta anche dall’Italia, ma unico paese in Europa, a non averla ancora

ratificata! http://chm.pops.int/Countries/StatusofRatifications/tabid/252/Default.aspx . 

PRINCIPALI PATOLOGIE UMANE CORRELABILI A PESTICIDI

Il problema dell’esposizione cronica a pesticidi e dei conseguenti rischi per la salute umana anche  da

parte della comunità scientifica  è stato troppo a lungo sottovalutato, ma oggi rappresenta un problema

di crescente interesse e digitando in data 28 ottobre  semplici “parole chiave” come “pesticides human

health:” compaiono ben 14.122 lavori scientifici

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=pesticides+human+health  e digitando “pesticides

children”  ne compaiono 5.790

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=pesticides+children+health .  Una mole davvero imponente di studi scientifici condotti dagli anni 70’ soprattutto sui Veterani U.S.A.

e  su  vaste comunità di  agricoltori statunitensi  ( Agricoltural Health Study AHS), ma poi ripetuti e

confermati in tantissimi altri paesi del mondo,  ha  confermato  come  l’esposizione  cronica  a  pesticidi

possa comportare alterazioni di svariati organi, sistemi ed apparati dell’organismo umano. Centinaia di

lavori scientifici attestano ormai in modo incontrovertibile come l’esposizione a pesticidi comporti  un

incremento  statisticamente significativo  del rischio per:  cancro, diabete, patologie respiratorie,

malattie neurodegenerative, cardiovascolari, disturbi  della sfera riproduttiva,  infertilità

maschile, disfunzioni metaboliche ed ormonali (11).

 In particolare per esposizione a pesticidi è correlato un aumentato rischio di:  tutti i tumori nel loro

complesso, tumori del sangue, cancro al polmone, pancreas, colon, retto,  tumori alla vescica,

prostata,  cervello,   melanoma, diabete,  Parkinson, Alzheimer,  Sclerosi Laterale Amiotrofica

(SLA),  malformazioni,  disordini riproduttivi, asma, broncopneumopatia  cronica ostruttiva

(BPCO), malattie cardiovascolari, nefropatie croniche,  diabete, ipertensione  (12-19). Risulta

ampiamente documentato anche un incremento del rischio di infertilità, in particolare maschile (20)

e di malformazioni quali l’ipospadia (21). 

Tali rischi inoltre sono ancor più elevati se l’esposizione avviene nelle fasi più precoci della vita, a

cominciare dal periodo embrio-fetale e di particolare rilievo appaino sia i rischi tumorali che per

il cervello in via di sviluppo. Si è infatti evidenziato  un aumento di rischio di  tumori cerebrali –

specie per esposizione preconcepimento anche paterna- e  di leucemie infantili, con rischio che è oltre

il doppio dell’atteso se l’esposizione avviene in utero (22-23).  Il cervello in via di sviluppo appare

come un organo estremamente sensibile a tali agenti: molti pesticidi sono infatti lipofili e durante

la vita fetale il cervello, che è l’unico organo in cui è presente tessuto adiposo, diventa un vero e proprio

organo bersaglio per questi agenti. Già nel 2006 su  Lancet era comparso un allarmante articolo con un 

elenco di 202 sostanze, tra cui 90 pesticidi, note per essere tossiche per il cervello umano (24); del tutto

recentemente gli stessi Autori hanno ripreso l’argomento sottolineando come in particolare il clorpirifos 

sia implicato in questo tipo di rischi e come sia indispensabile una politica di prevenzione globale per

arginare questa vera e propria epidemia (25). In particolare l’esposizione a pesticidi organofosfati appare

di particolare rilievo: una  revisione che (26) ha preso in esame gli effetti dei pesticidi organofosfati sul

neurosviluppo ha trovato alterazioni che riguardano la  sfera sensoriale, motoria, cognitiva,  il QI  e la

stessa  morfologia cerebrale indagata con risonanza magnetica.. Un’ulteriore sistematica indagine che ha

preso in esame 134 studi ha confermato che è proprio l’esposizione prenatale in utero quella che

comporta i maggiori rischi (27). 

  

COSTI ECONOMICI PER DANNI ALLA SALUTE UMANA DA PESTICIDI.

Data la numerosità e consistenza degli studi scientifici è ormai possibile fare una valutazione dei costi

economici per danni alla salute umana conseguenti a queste sostanze. Già nel 2012 uno studio

quantificava l'impatto sulla salute ed i costi relativi ai danni derivanti dall'esposizione a 133 pesticidi

applicati in 24 paesi europei nel 2003, che corrispondevano fino a quasi il 50% della massa totale di

pesticidi applicata in quell'anno. Solo 13 sostanze applicate a 3 classi delle colture (uva / viti, alberi da

frutta, verdura) secondo questa indagine contribuivano  al 90% degli impatti complessivi sulla salute per

una perdita di circa 2000 anni di vita (corretti per la disabilità) in Europa ogni anno, corrispondente ad

un costo economico annuo di  78 milioni di euro (28). Sempre nel 2012 è stata pubblicata una indagine

che ha valutato i costi per intossicazione acuta da pesticidi nello stato del Paranà  giungendo alla

conclusione che per  avvelenamento acuto il costo complessivo ammonta  per lo stato del Paraná a 149

milioni di dollari ogni anno, vale a dire per  che per ogni dollaro speso per l'acquisto di pesticidi in

questo stato, circa US $ 1.28 vengono spesi a causa dei  costi esternalizzati da avvelenamento(29). 

E’ stato  calcolato che negli anni 90’  negli  Stati Uniti i costi ambientali e per la salute pubblica

conseguenti all’utilizzo di pesticidi ammontassero ogni anno a 8,1 miliardi di dollari, per cui, essendo

spesi ogni anno per il consumo  pesticidi in questo paese 4 miliardi di dollari, significa che per 1 dollaro speso per l’acquisto di queste sostanze se ne spendono 2 per costi esternalizzati (30). Un altro studio

pubblicato nel 2005 ha valutato che sempre negli USA i costi per patologie croniche ed avvelenamenti

da pesticidi ammontino a 1.1 miliardi di dollari, di cui circa l’80% per il cancro(31).

E’ stato calcolato che nelle Filippine il passaggio da uno a due trattamenti per la coltura del riso ha

comportato un ulteriore profitto di 492 pesos, ma costi aggiuntivi per la salute di 765 pesos, con una

perdita netta quindi di 273 pesos (32)

In Tailandia si è valutato che i costi esternalizzati da pesticidi possano variare annualmente da 18 a 241

milioni di dollari (33). In Brasile i soli costi per danni alla salute dei lavoratori addetti alle coltivazioni di

fagioli e granturco ammontano al 25% del ricavo (34)

Per venire a dati più recenti e più vicino alla realtà europea si può ricordare un recente lavoro condotto

per valutare il carico di patologie ed i costi connessi all’esposizione ad interferenti endocrini in Europa: 

un panel di esperti ha valutato con “forte probabilità” che ogni anno in Europa si perdano ben 13

milioni di punti di Quoziente Intelletivo (QI) per esposizione prenatale ad organofosfati e che

vi siano ulteriori  59.300 casi aggiuntivi di disabilità intellettuale  (35). E’  stato  valutato  che  ogni

punto di QI perso per esposizione prenatale a Mercurio valga circa 17.000 euro ed i conti sono possono

essere analogamente presto fatti anche per l’esposizione ad organofosfati! (36)

CONCLUSIONI

 E’ ormai assodato in modo inequivocabile che l’esposizione a pesticidi comporta non solo gravi ed

irreversibili alterazioni a carico dell’ambiente e delle sue varie forme di vita, ma si correla anche a gravi

conseguenze sulla salute umana.  Questi effetti, dapprima evidenziatisi per esposizioni

professionali, riguardano oggi tutta la popolazione umana, stante l’utilizzo sempre più

massiccio e diffuso di questi agenti in ogni parte del pianeta. Queste conseguenze sono

particolarmente gravi per esposizioni - anche a dosi minimali - che si verificano durante la vita

embrio-fetale e la prima infanzia, comportando in special modo danni sullo sviluppo cerebrale

e rischio di malattie non solo nell’infanzia, ma anche nelle fasi più tardive della vita. 

I pesticidi hanno dimostrato di alterare l’omeostasi dell’organismo umano in quanto in grado di indurre

molteplici e complesse disfunzioni a carico praticamente di tutti gli apparati, organi e sistemi,

comportando quindi patologie di tipo endocrino, nervoso, immunitario, respiratorio, cardiovascolare,

riproduttivo, renale. Vi è ormai evidenza di forte correlazione fra esposizione a pesticidi e patologie in

costante aumento quali: cancro, malattie respiratorie, Parkinson, Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica

(SLA), autismo, deficit di attenzione ed iperattività, diabete, disordini riproduttivi, malformazioni fetali,

disfunzioni tiroidee. 

La possibilità che tali disfunzioni si trasmettano anche alle generazioni future, attraverso alterazioni

epigenetiche  della linea germinale, non può che accrescere le nostre preoccupazioni, stimolandoci a

ricercare e realizzare pratiche agronomiche in grado di soddisfare i bisogni alimentari delle popolazioni

senza comprometterne in modo, forse irrimediabile, la salute.  

In particolare dobbiamo prendere maggiore coscienza dei rischi che queste sostanze determinano

nell’infanzia anche alla luce delle dure parole di denuncia del grande pediatra Bruce P. Lanphear:  “a

dispetto del grande affetto che noi abbiamo per i nostri bambini e della grande retorica della nostra società sul valore

dell’infanzia, la società è riluttante a sviluppare quanto necessario per proteggere i bambini dai rischi ambientali”. 

Dal momento che sono soprattutto le esposizioni precoci, in particolare  in utero,  quelle più pericolose

e alla luce di quanto emerso da alcuni studi  (37,38)  che hanno dimostrato  l’effetto  protettivo  della

alimentazione biologica, riteniamo che la popolazione debba essere adeguatamente informata per scelte

più consapevoli. E’ auspicabile inoltre che il biologico non rimanga un privilegio per pochi, ma un

diritto per tutti, specie nelle fasi della vita più delicate quali gravidanza, allattamento ed infanzia.

Una recente metanalisi dell'Università di Berkeley (39), che ha esaminato 115 ricerche scientifiche per

confrontare agricoltura biologica e convenzionale, ha concluso che, almeno per alcune colture, non vi

sono prove sufficienti per affermare che l'agricoltura convenzionale sia più efficiente e dia rese maggiori

rispetto a quella biologica, affermando che: “è  importante  ricordare che  il nostro attuale sistema agricolo produce molto più cibo di quanto sia necessario per sfamare il pianeta. Per sradicare

la fame nel mondo è necessario aumentare l’accesso al cibo, non solo  la produzione.   Inoltre,

aumentare la percentuale di agricoltura che utilizza metodi biologici e sostenibili non è una

scelta, è una necessità. Non possiamo semplicemente continuare a produrre cibo senza

prenderci cura del nostro suolo, dell’acqua e della biodiversità”.

I costi umani, sociali ed economici correlati all’esposizione a pesticidi non sono più tollerabili ed

affinchè non debba ulteriormente crescere  l’elenco delle “lezioni  imparate  in  ritardo da pericoli  conosciuti  in

anticipo”(40) crediamo che si debba promuovere senza esitazioni una agricoltura di tipo biologico,

la sola in grado di rispettare, ancor prima dell’ambiente, la salute umana ed in special modo

quella delle generazioni a venire.

 

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