“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

A Strasburgo un voto contro la nostra salute

- Giuseppe Onufrio, 04.02.2016

Emissioni. Il parlamento europeo consente di alzare di oltre il doppio i limiti previsti per le

emissioni di ossido di azoto per i diesel Euro 6. Vincono le auto, perdono i nostri polmoni

Il voto del Parlamento Europeo che consente di alzare di oltre il doppio i limiti previsti per le

emissioni di ossidi di azoto (NOx) per i diesel Euro 6 (168 mg per km contro gli 80 decisi nel 2007) è

un regalo allindustria dellauto e una conferma che i nostri polmoni non sono una priorità. Già oggi

infatti i morti associabili ai livelli presenti di questinquinante sono oltre 70 mila in Europa. Dal 2020

è previsto un limite più basso (120 mg al km) ma che è sempre il 50% superiore a quello discusso 9

anni fa.

Che le emissioni di NOx dei veicoli diesel fossero ben diverse da quelle dichiarate lo si sapeva bene:

per i diesel Euro 5 le stime su strada delle emissioni reali, per gli inventari delle emissioni inquinanti

redatti dalle Agenzie per lambiente, erano da 4 a 5 volte superiori a quelle dichiarate. Per le

emissioni di CO2 da anni lassociazione Transport&Environment (T&E) pubblica un rapporto per

evidenziare le differenze su strada rispetto alle dichiarazioni formali, quelle che troviamo nelle

pubblicità delle auto.

Il caso Volkswagen ha reso la pantomima visibile a livello globale. Adesso dalla pantomima si passa

alla legalizzazione di un vero e proprio abuso. Nonostante il dieselgate, vincono le auto, perdono i

nostri polmoni. A chi si deve questo brillante risultato? Essenzialmente alla pressione dei governi

europei.

Questa ha portato la «tolleranza» sui test di emissione al 50%, mentre i rapporti tecnici

indicavano nel 20% lampiezza di oscillazione corretta, come ha giustamente notato T&E,

che chiede una revisione al 2017.

Il ruolo delle auto diesel nei mercati europei è cresciuto per una ragione strutturale. In previsione di

una futura minore disponibilità di petrolio, si è iniziato a modificare la raffinazione per produrre

meno benzina e più gasolio, in modo da sfruttare meglio il barile i cui prodotti sono sempre più

legati ai trasporti. Come risultato si produce molto meno olio combustibile (che in Italia nel passato

serviva a coprire oltre la metà della produzione elettrica). Questo «slittamento merceologico» ha

avuto come contraltare un aumento significativo del parco auto diesel che oggi sono più di 15 milioni

in Italia contro i 18 milioni di auto a benzina e i 2 a gpl e metano. In sostanza, i governi proteggono

più che i nostri polmoni l’industria dell’auto e quella petrolifera, i cui prodotti di combustione

trovano come filtri i nostri polmoni. Occorre liberarsi da questa tossicodipendenza e per questo ci

vorrebbero politiche intelligenti della mobilità e una promozione della mobilità elettrica alimentata

da una quota sempre crescente da rinnovabili. Le tecnologie ci sono ma purtroppo l’industria

dell’auto in gran parte fa parte di quei dinosauri fossili che vorrebbero continuare come sempre. E i

governi a promuovere trivelle e fonti fossili, bloccando le alternative.

Il referendum sulle trivelle potrà essere anche occasione di dibattito su che futuro vogliamo. Va

accorpato alle amministrative: il ministro Alfano dice che serve una legge? Il governo la faccia e

risparmi oltre 300 milioni di spesa. In fondo, il conflitto aperto dal governo italiano con l’UE e

Turchia riguardava cifre inferiori.

* Direttore Esecutivo Greenpeace Italia

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