“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

Società Italiana di Igiene e gestione dei rifiuti: troppe false sicurezze


Le discariche "inquinano l'ambiente più degli inceneritori" e questi ultimi "non provocano rischi
sanitari acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti".
E’ questa l’affermazione perentoria che la SItI, società Italiana di Igiene, medicina preventiva e
sanità pubblica ha diramato pochi giorni fa attraverso un comunicato stampa, non rintracciabile
peraltro sul sito ufficiale della società, diffuso da AdnKronos. Nel comunicato si descrivono in sette
punti le motivazioni che secondo la società degli igienisti italiani giustificano l’utilizzo degli
inceneritori per risolvere il problema dei rifiuti senza, a loro dire, creare rischi per la popolazione.
A supporto di queste affermazioni vengono riportati, in modo non veritiero, i risultati di un solo
studio epidemiologico, lo studio Moniter condotto in Emilia Romagna, mentre non vengono citati i
numerosi altri studi europei sugli effetti sulla salute dei diversi trattamenti dei rifiuti, discariche ed
inceneritori.
Ma anche lo studio Moniter, come affermano ISDE e Medicina Democratica in due comunicati di
protesta conseguenti alle affermazioni della SItI, viene completamente travisato nelle sue
conclusioni. Gli unici risultati dello studio Moniter pubblicati su riviste internazionali (Candela S et
al, Epidemiology 2013;24:863) e (Candela S et al, Environ Int, 2015. 78:51) mostrano infatti una
associazione positiva e statisticamente significativa del rischio di nascite pretermine e abortività
spontanea con l’esposizione alle emissioni degli impianti. Anche la review di Porta (Porta D et al,
Environ Health. 2009 Dec 23;8:60) aveva trovato alti livelli di evidenza per basso peso alla nascita e
limitati livelli di evidenza per alcune determinate malformazioni e per alcuni tipi di cancro .
E non è forse questo un importante rischio sanitario? E’ vero che questi studi riguardavano per lo
più impianti di vecchia generazione, ma dove sono gli studi sugli effetti dei nuovi impianti, costruiti
con le migliori tecnologie disponibili?
Review più recenti (Ashworth DC et al, Environ Int. 2014 Aug;69:120-32) hanno trovato una debole
associazione con DTN e malformazioni cardiache; altri (Mattiello A et al, Int J Public Health. 2013
Oct;58(5):725-35) sostengono che le nuove tecnologie stanno producendo risultati più rassicuranti
ma auspicano nuovi studi; una recentissima revisione sistematica (Ncube F et al, Perspect Public
Health. 2016 Mar 24) conclude che l’evidenza epidemiologica è inadeguata, per le limitazioni
metodologiche degli studi più recenti presi in considerazione: assenza di misure di esposizione,
fattori confondenti, follow up di breve durata. Le stesse critiche rilevate dall’Associazione Italiana
di epidemiologia in un documento del 2009: “A causa del poco tempo trascorso dall’ introduzione
delle nuove tecnologie d’incenerimento e a causa delle difficoltà di condurre studi di dimensioni
sufficientemente grandi da rilevare eventuali effetti delle nuove concentrazioni dei tossici emessi,
non sono ad oggi disponibili evidenze chiare di rischio legato agli impianti di nuova costruzione.”
Riguardo alla nocività delle discariche, questa riguarda per lo più le discariche per rifiuti speciali,
tra i quali vanno annoverate anche le ceneri prodotte dagli inceneritori (circa tre quintali per ogni
tonnellata di rifiuti bruciati), e le discariche illegali, come quelle disseminate in Campania. Da uno
studio dell’Istituto Mario Negri (Davoli E et al, Waste management 2009) risulta che una discarica
moderna, gestita con controlli ottimali, costituisce un rischio minimo per la salute.
Ma, come stabilito dalla direttiva quadro UE 2008/98/CE, nella gerarchia della gestione dei rifiuti
abbiamo al primo posto la riduzione della produzione dei rifiuti stessi, seguita dal riutilizzo e dal
riciclaggio dei rifiuti; l’incenerimento e lo smaltimento in discarica devono costituire l’ultima
alternativa del processo. Questa strategia produce un minor consumo di materie prime,
produzione di molti posti di lavoro e una minore quantità di emissioni. Ricordiamoci che la
realizzazione di nuovi impianti di incenerimento, di solito di grandi dimensioni, ipoteca il futuro
obbligandoci a rendere disponibili per un lungo numero di anni elevate quantità di rifiuti da
bruciare, impedendo l’attuarsi di quella virtuosa gestione dei materiali indicata come obiettivo
prioritario dalla Comunità Europea e dalla normativa vigente. Già adesso tre regioni (Veneto,
Trentino Alto Adige e Friuli) hanno raggiunto percentuali di raccolta differenziata superiori al 60%,
altre (Calabria e Sicilia) sono sotto la soglia del 10%. La migliore soluzione è quella di bruciare tutto
o di mettere in moto una corretta gestione dei rifiuti?
Alla luce delle attuali evidenze scientifiche, affermare con tanta sicurezza che l’utilizzo degli
inceneritori sia l’unica e più sicura possibilità per risolvere il problema dei rifiuti non aiuta
certamente tutte quelle associazioni mediche che da anni si occupano con professionalità di
questo problema, né aiuterà a risolverlo in modo adeguato.

Giacomo Toffol, Laura Reali, Giuseppe Primavera
Pediatri per un Mondo Possibile. Associazione Culturale Pediatri