“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

Waste Land o la Terra Perduta

mercoledì 2 marzo 2016

Waste Land o la Terra Perduta

No, non è l'ode di Thomas Eliot, ma la Pianura Padana che rischia di diventare terra desolata.

In tante città del Nord siamo ormai ben oltre la soglia dei 35 sforamenti annui oltre i 50 microgrammi per metro cubo di polveri PM10, che è il limite massimo consentito.

In realtà si tratta di PM 2,5, il particolato fine che veicola benzopirene e diossine, sostanza ancora più pericolosa.

I blocchi del traffico in centro servono solo a battere un colpo, a dire che le istituzioni sono consapevoli della situazione.

In realtà sono colpevolmente responsabili.

La cappa di piombo che ci sovrasta è carica di innumerevoli fattori di inquinamento.

 

 

Quello industriale, degli inceneritori di rifiuti, della combustione di biomasse, del traffico veicolare,

della green economy e dei cogeneratori (500 centrali a biogas solo in Lombardia), del riscaldamento domestico (soprattutto da stufe a legna, a pellet e caminetti) ed infine l'inquinamento originato dalla dagli allevamenti zootecnici.

L'ammoniaca che si sprigiona dalle deiezioni animali e dai digestati sparsi sul terreno, si combina con l'azoto e lo zolfo presenti nell'aria originando particolato secondario, piccole particelle di nitrato e solfato d'ammonio. L'azoto ammoniacale, insieme al riscaldamento da legna ed al traffico veicolare, è quindi uno dei principali inquinanti dell'aria.

Ma lo è anche per i suoli e le falde acquifere.

L'eccesso di spandimenti di letame e digestati da biogas nei terreni agrari finisce per dare concentrazioni tali di ammoniaca da infertilizzare i suoli.

Tale eccesso scende poi verso la falda acquifera inquinandola attraverso la lisciviazione dei nitrati.

E' proprio la stessa green economy a riempire il vaso di Pandora degli inquinanti.

Green che diventa quasi una sottile, mortale presa in giro.

I PAES (piani attivazione energie sostenibili) sono pieni di cervellotiche applicazioni dell'energia verde, ma sono poi le lobby finanziarie a cavalcarne la concretizzazione.

Sono i cogeneratori che bruciano il biogas delle mille e più centrali, spuntate come funghi velenosi in questa nostra desolata campagna, in quelle terre alte abbandonate ai camini.

Alimentate con mais e triticale, sottraggono terreni agricoli alle coltivazioni alimentari, impestandoli con ancor più diserbanti e pesticidi.

E' la lobby dei combustori a propinarci la favola triste che bruciare è bello. A raccontarci che centrali a cippato e stufe a pellet si servono della migliore tecnologia esistente, senza aggiungere che hanno emissioni di polveri almeno 300 volte maggiori del metano e del GPL.

Mentono, approfittandosi della crisi e spingendo il governo a concedere loro incentivi.

Cosa fare allora?

Eliminare gli incentivi alla lobby dei combustori.

Limitare il taglio selvaggio della legna in montagna, demandando le quote di taglio ai consorzi di proprietari in modo che i soldi restino in montagna.

Imporre alle istituzioni di togliere gli incentivi a chi alimenta le centrali con coltivazioni dedicate.

Incentivare solo impianti alimentati da reflui zootecnici e di taglia proporzionata alle dimensioni dell'allevamento, senza alcun bruciatore o cogeneratore.

Favorire, con lo strippaggio dell'ammoniaca e la sua neutralizzazione in solfato d'ammonio, la produzione di biometano da mettere in rete o da autotrazione.

Ne guadagnerebbero in qualità e pubblicità tutte le eccellenze alimentari della Pianura Padana.

Cosa pensano di fare i consorzi delle nostre eccellenze alimentari della pedemontana?

Far finta di niente e tacere ancora?

A furia si stare tutti zitti, perderanno l'uso della parola.

E sarà troppo tardi quando ne avranno coscienza.

 

Giuliano Serioli

2 marzo 2016

 

Rete Ambiente Parma

 

per la salvaguardia del territorio parmense

 

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