“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

La lobby della combustione dei grassi animali non riposa mai

di Roberto Monfredini

Lo scenario della combustione in materia di gliceridi o, detto volgarmente, rifiuti artefatti di grassi animali si sta modificando rapidamente. La scintilla mediatica è stata certamente la trasmissione di Report (RAI3) del 18 ottobre 2015 (vi si dice: “Il grasso animale: la direttiva europea recepita dai ministeri della Salute e delle Politiche agricole lo classifica come combustibile per produrre energia rinnovabile, mentre quello dell’Ambiente non si è aggiornato. Così è il burocrate locale che decide se un impianto può funzionare, o deve essere bloccato.” – vedi), unita probabilmente alla pubblicazione sulla rivista di Medicina Democratica del quadro esatto normativo a livello nazionale ed europeo (abbracciando 2 ministeri italiani e 2 Commissioni europee) [un articolo scritto da Roberto Monfredinipdf], in tema di combustione grassi/rifiuti animali. A ciò ha fatto seguito la nota del Ministero dell’Ambiente del 4 dicembre 2015 (pdf) che ha ribadito l’esattezza dell’impostazione giuridica in materia sostenuta dall’allora Comitato No-Inalca (vedi), quindi il diniego ad usare come combustibile i rifiuti animali (si tratta in pratica dell’impostazione fatta propria, infine, dalla Provincia di Modena il 22 maggio 2012 nella “bocciatura” del progetto dell’Inalca di Castelvetro: vedi). Ma la nota ministeriale ha anche informato di modifiche in corso e questo non può che preoccupare. Infatti “è in corso l’iter di concertazione di un decreto, proposto dallo scrivente Ministero, finalizzato a inserire alcune categorie di grassi animali, a certe condizioni, nell’elenco dei combustibili dell’allegato X” [del D.Lgs. n.152/2006].

Roberto Monfredini relaziona all’incontro organizzato dal Comitato No-Centrale a biomasse Inalca (Spilamberto, 9 marzo 2012)

[1] Le metodologie “morbida“ nell’affrontare le problematiche in materia sono state soppiantate dalle metodologie “dure” arrivando sul tavolo dei ministeri il giorno prima della vigilia di Natale 2015 ed avendo percorso in tempi rapidissimi (da ottobre ad oggi) un notevole “tragitto” per l’evoluzione della normativa. Di certo il quadro normativo verrà ad essere profondamente cambiato, ma non può essere la modifica che lo Stato Italiano apporta in contrasto con quanto l’Unione Europea ci impone.

  • Innanzitutto la configurazione delle tre categorie di Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) non può essere ignorata o scardinata, quindi le normative in materia sanitaria, del Regolamento 1069/2009 e del 142/2011 devono essere rispettate a pieno. Ricordo che tali normative introducono una linea netta di demarcazione tra i sottoprodotti meno pericolosi (categoria 3) e quelli più pericolosi (categoria 1) (per una precedente riflessione: vedi).
  • Il Regolamento 592/2014 approvato e firmato da Renzi durante il semestre italiano stabilisce che qualora si utilizzi il Motore a Combustione Interna (MCI) i fumi in uscita devono essere considerati rifiuti e sottostare alle temperature dei rifiuti così da essere inceneriti. Si tratta, in pratica, dell’obbligo di un “postcombustore”, che tanto poco piace ai produttori di questa energia incentivata (ovviamente perché toglie economicità all’impiego dei grassi animali per la produzione di energia).
  • Il Decreto Legislativo 152/06 all’articolo 184 bis fissa nettamente la demarcazione tra rifiuto e sottoprodotto: il rifiuto deve essere smaltito con le temperature citate pochi mesi fa anche dal Commissario UE all’ambiente: 1100° oppure 850° gradi con i relativi tempi di passaggio (si veda la risposta di Vytenis Andriukaitis a nome della Commissione, datata 10 luglio 2015: pdf).
  • Il vulnus di questo inserimento è che a differenza delle altre 4 metodologie approvate in anni passati per i grassi di categoria 1 (Regolamento 142/2011), in questo caso l’Unione Europea non è passata per l’approvazione dall’art. 20 del Regolamento 1069/2009 presso EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare: vedi) con sperimentazione adeguata e rischio di bocciatura. Ha invece optato per una procedura meno impegnativa, inserendola nel Regolamento 142/2011 semplicemente con una “variazione di piccola entità”, tra la caldaia a 1100° ed il Motore Endotermico (motori riconosciuti in questo campo e che devono funzionare 24 ore al giorno, come motori “freddi”, con temperatura di 500°). Una tecnologia quindi nettamente differente dalla caldaia a 1100° ed incompatibile con le temperature e i tempi fissati dalla UE a protezione della salute e dell’ambiente.

Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) di Categoria 1 (slide presentata all’incontro del Comitato No-Centrale biomasse Inalca del 9 marzo 2012)

[2] Qualche riflessione. In un momento come l’attuale nel quale l’energia da combustione dovrebbe essere completamente disincentivata, dove le PM10 sono alle stelle, lo Stato decide di agevolare l’impiego dei sottoprodotti di categoria 3 (sinora prevalentemente impiegati nel settore del petfood, ovvero nella produzione di cibo per animali d’affezione) a fini di speculazione energetica, creando nuove convenienze per il mondo della combustione per fini energetici. Andando così, per paradosso, ad incidere negativamente sul quadro energetico in quanto è certo che l’energia elettrica e termica prodotta da questo sistema è inferiore all’energia di cui il sistema necessita per essere messo in funzione (rendering, trasporto, macinatura, bollitura, filtrazione, trasporto, riscaldamento silos, ecc.).
L’80% del materiale di categoria 1 dopo il trattamento viene trasportato agli inceneritori con targa nera per essere smaltito a 1100°, lasciando alla cogenerazione solo il 20%. Quindi, paradossalmente, solo 1/5 viene incenerito in MCI (necessitando però, come previsto dal Regolamento 592/2014, di un postcombustore a 1100° a metano). Ovvero: fonti fossili devono essere utilizzate per incenerire i fumi di un motore endotermico che dovrebbe essere a fonti rinnovabili, ma non ha fino ad ora la qualifica per esserlo.


Attualmente (e fino a quando non verrà modificato l’allegato X – modifica annunciata come imminente) i grassi animali non sono fonti rinnovabili, non sono biomasse, non sono sottoprodotti, ma solo ed esclusivamente rifiuti. Ed in quanto tali destinati ad incenerimento.
Restiamo in attesa di leggere la modifica all’allegato X del D.Lgs. 152/2006 e di comprendere come sia possibile incenerire rifiuti animali nelle nostre città. Specie per chi ricorda ancora cosa ha significato trattare anche solo il categoria 3 (figurarsi il categoria 1!) a 500 metri dalla propria abitazione per 30 anni e senza il postcombustore, ora presente senza obbligo da oltre 10 anni. Creando il paese della puzza (che si sente). E dell’inquinamento (che invece non si “sente”, ma produce comunque effetti).
Appare evidente che i meccanismi citati all’inizio, compresi (purtroppo) i recenti servizi di Report (RAI3), appaiono come eventi concatenati a cascata e preordinati.

Roberto Monfredini
Componente del direttivo di Medicina Democratica (vedi) nonché consigliere comunale M5S a Castelvetro di Modena. Per ulteriori post sul tema si veda la categoria Roberto Monfredini).

Cronologia degli eventi mediatici e giuridico/amministrativi

  • 18 ottobre 2015: Puntata di Report (RAI3) in cui si tratta del “ritardo” del Ministero dell’Ambiente nel riconoscere il grasso animale “come combustibile per produrre energia rinnovabile” (vedi);
  • 5 novembre 2015: il Ministero dell’Ambiente chiede parere al Consiglio di Stato.
  • 5 novembre 2015: la Conferenza Unificata (Conferenza delle Regioni e delle Province autonome + rappresentanti ANCI e UPI) esprime parere favorevole sul nuovo Decreto Legislativo in via di predisposizione (punto 12 dell’ordine del giorno: pdf);
  • 18 novembre 2015: Relazione dell’Assograssi a Roma sui grassi in combustione e relativa richiesta di modifica all’Allegato X del Decreto Legislativo 152/2006;
  • 26 novembre 2015: il Consiglio di Stato emana la bozza sui grassi;
  • 4 dicembre 2015: nota del Ministero dell’Ambiente in cui si ribadisce, in risposta ad una richiesta del Comitato per la Salvaguardia del territorio di Ceresole d’Alba, che “i grassi animali non possono oggi essere usati come combustibili”, ma anche che è in corso di predisposizione un nuovo Decreto Legislativo che consentirà di usare come combustibili “alcune categorie di grassi animali, a certe condizioni“ (pdf);
  • 6 dicembre 2015: puntata di Report (RAI3) sui Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) usati nel settore petfood, ovvero loro utilizzo in scatolette di cibo per cani, gatti, ecc. (vedi).

fonte

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