“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

Il massacro di Primavera

Da Prima Pagina del 12/04/2015
………..La mappa dei 13 interventi, 11 risolvono problematiche puntuali (erosioni spondali e risagomatura della sezione di deflusso) quali gli interventi in centro a Castelvetro  sul torrente Guerro, sul Grizzaga a Montale di Castelnuovo Rangone, a Colombaro di Formigine e a monte di Maranello.

I lavori partiranno al termine degli interventi di taglio selettivo della vegetazione all'interno dei corsi d'acqua in questione in corso in questi giorni. Sono interessati da questi lavori i torrenti Nizzola, Grizzaga, Taglio, Guerro, Traino, Cerca e Fossa.
Con questi lavori si favorisce il deflusso delle acque, intervenendo anche sulle piante in precarie condizioni di stabilità:
gli interventi sono coordinati dalla Regione attraverso il Servizio tecnico di bacino tramite concessione a compensazione.
L'intervento consiste nel taglio a raso della vegetazione in alveo e sulle sponde, intervenendo anche sulle piante infestanti e lasciando, se presenti, le piante con portamento migliore appartenenti alle specie autoctone.

Da la Gazzetta di Modena del 17/04/2015
……..In tal modo è prevista la riduzione dei rischi dovuti al crollo delle piante che spesso, durante le piene, interferiscono con le pile dei ponti e degli attraversamenti.
Tutti gli interventi avverranno sotto il coordinamento della Regione attraverso il Servizio tecnico di bacino.
La procedura è quella della concessione a compensazione. L'intervento consiste nel taglio a raso della vegetazione in alveo e sulle sponde interne.
È previsto il contrasto delle piante infestanti e la conservazione, d’altra parte, di piante “con portamento migliore” appartenenti alle specie autoctone. Se presenti, dunque, si tendono a salvaguardare pioppi, salici, querce, frassini, olmi e aceri.
L’obiettivo è quello di tutelare sempre la continuità paesaggistica.
È previsto, infine, che i tecnici conservino le radici degli alberi nelle loro sedi.
Un’operazione che tende a garantire la stabilizzazione delle sponde e l’allontanamento dall’alveo di ramaglie e materiale di risulta. Alla fine dei lavori è previsto ovviamente il ripristino di tutti i luoghi interessati dai 13 interventi. (g.f.)
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                     Pianta secca lasciata in situ nell’alveo del fiume guerro e tronchi sani segati alla base.


Tra la realtà dei fatti e spesso la scrittura dei fatti emerge dal passato quella triste frase di Staliniana memoria, non è importante ciò che è accaduto ma ciò che la gente pensa sia accaduto, senza voler assolutamente portare Stalin nel letto di un fiume.
Leggendo gli articoli di oggi 12 Aprile 2015  dai giornali sopraccitati si materializza una azione che appare studiata al pari di uno stato Finlandese, massimo rispetto delle specie autoctone, si tagliano solo le piante diciamo problematiche, si lasciano quelle con portamento migliore, si salvano le querce, i pioppi, i salici, gli olmi, etc. In pratica parrebbe di intravedere un tecnico che cammina con il gessetto in mano segnando ad una ad una tutte le piante da tagliare selettivamente, proprio come in Finlandia.
Conservano pure i tecnici le radici degli alberi nelle loro sedi, si cercano le infestanti, si eliminano quelle in situazione di precarietà, quelle malate in sintesi.
Ne emerge un quadro di assoluto rispetto della natura, dell’ecosistema naturale che si crea in luoghi nei quali la vita notturna è la vera vita, quasi come quella dei nostri figli moderni.
Manca solo la piantumazione di piante autoctone al posto di quelle asportate delicatamente e potremmo definirci tutti Finnici, ricordo che il rapporto è 1 a 2, 2 reimpiantate per 1 asportata, ma questo in Finlandia.

 
Poi si scopre la realtà, con questi mostri verdi che percorrono spesso di notte come avvenuto sul Tiepido pochi mesi fa, stradine e sentieri schiacciando e abbattendo nidi, tane, anfratti di ogni tipo, schiacciando i piccoli appena nati, distruggendo i riferimenti vitali della fauna che in Primavera stava risvegliandosi con gli accoppiamenti e le deposizioni, con questi occhi notturni che illuminano la pianta, la recidono alla base e senza farla cadere la coricano sul fianco impilandola.
La realtà invece è molto diversa dall’immaginario collettivo, parlando con gli operai sul posto affermano di tagliare tutto, tra il fiume e l’argine dello stesso, ed osservando gli alberi segati ed impilati si osserva che al massimo è l’1% la percentuale degli alberi con problematiche, asportati sono proprio quelli pesanti e sani, i migliori.
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Cosa afferma la determina regionale 18185 del 10 /12/14 che autorizza la ditta Wood Energy all’impresa :

……dato atto che nella relazione suddetta si definisce che il valore del macchiatico compensa i lavori di taglio, esbosco e pulizia….

Determina:
…..di rilasciare …..la concessione per taglio selettivo delle piante che insistono su area demaniale………..
……sulle sponde fuori alveo andranno rilasciate se presenti le piante con portamento migliore appartenenti alle specie autoctone quali pioppo …….. e andranno abbattute  le piante infestanti ……………..
……la responsabilità della sicurezza sul cantiere è totalmente a carico del concessionario
…. …. di stabilire che il valore del macchiatico compensa i lavori di tagli esbosco e pulizia.
Ma non solo, nella delibera si afferma anche:
il concessionario è tenuto anche a rimuovere , caricare su autocarri e trasportare alle pubbliche discariche autorizzate ogni materiale detrito,  rottame o  rifiuto scaricato o abbandonato abusivamente da ignoti, ed informare le autorità competenti qualora e laddove fossero rinvenuti materiali inquinanti e ritenuti pericolosi .

Per fare un sillogismo sarebbe come lasciare la mia Isotta, Labrador golosa in una stanza piena di salsicce e sussurrarle in un orecchio, non mangiarle che ti fanno male.

Appare esattamente l’opposto di quanto riportato dai giornali, sono asportate tonnellate di legno sano e lasciati i secchi, i moribondi, o quelli che riescono ad avere tre foglie.
Ne emerge un quadro di asportazione indiscriminata di legna dal fiume e da tutto l’alveo fino alle sponde a fianco delle carrate (vedi foto), dove l’acqua non è mai arrivata in quanto i dislivelli sono anche superiori ai 10 metri, ma la presenza di tronchi sani e forti di oltre un metro di diametro aumenta il profitto.
Non solo tutto il lavoro viene eseguito senza che vi sia un cartello di inizio e fine lavori, una recinzione momentanea, la presenza della dicitura della ditta esecutrice, l’importo dei costi, il tratto di fiume interessato, un telefono a cui rivolgersi, le misure di sicurezza, l’Ente deliberante e quello preposto ai controlli, praticamente il nulla.
Manca pure la delibera di attuazione, il numero di registrazione, il protocollo, la delibera regionale e il decreto del Commissario.

                         

      Fila di alberi segati alla base  a fianco della carrata ad oltre 15, metri dal torrente guerro .


Nel caso del Guerro, l’ambiente è di tipo calanchifero, non di rado sulle carrate si osservano pali in cemento, in legno o in ferro piantati in profondità per sorreggere il terreno che essendo fatto di conchiglie e materiale organico con poca presenza di sostanze solforate (pirite) è franoso per sua natura.

                                        

Osservando le pile di alcuni metri di tronchi segati si osserva che erano tutti sani e in ottimo stato di salute, non erano infestanti, in precarie condizioni di salute ed il taglio non è avvenuto come riportato nei vari comunicati stampa in maniera selettiva, anzi forse sì ma all’opposto, non solo gli stessi operai affermano di segare tutto, soprattutto i pioppi, come si nota bene dalle foto.



Ma cosa avviene nell’ecosistema di un alveo di fiume, e non solo, se si arriva fino a pochi cm dalla strada, in territorio comunale e non demaniale?

Il Biologo-Naturalista e Fitopatologo dr. Fausto Bonafede ha scritto una relazione al proposito, unita alla denuncia presentata, piena di concrete osservazioni sulle conseguenze di un simile atto. Vediamo quanto ha scritto, in data 30/09/2014

Per quanto concerne gli effetti generali possiamo citare, in particolare, l'immissione di grandi quantità di CO2 che deriva sia dall'eliminazione della biomassa foto-sintetizzante (alberi, arbusti, vegetazione erbacea) sia dal rimaneggiamento della necromassa - sono gli organismi vegetali decomposti, n.d.r. - che è sottoposta, dopo l'intervento, a fenomeni ossidativi molto più rapidi in quanto viene "aerata" e rimaneggiata su vaste superfici...... Tutto già contribuisce all'aumento della concentrazione di CO2 e altri gas serra in atmosfera e quindi contribuisce ai cambiamenti climatici già in atto. 

Il taglio indiscriminato e generalizzato della vegetazione ripariale, cosi com'è stato effettuato sul Savena, provoca inoltre iseguenti effetti negativi sull'ambiente fluviale:
> aumento dell'immissione di sostanze organiche e di nutrienti (Nitrati e Fosfati) nelle acque del fiume (e quindi in mare);
> diminuzione delle capacità auto-depurative del corso d'acqua a causa della riduzione della vegetazione ripariale e dell'aumento della velocità della corrente;
> diminuzione dell'ombreggiamento sulle acque del fiume con maggior riscaldamento dell'acqua e maggior crescita algale;ciò ha effetti negativi sulla fauna ittica e sulla batracofauna in particolare (Anfibi, stadi larvali), già in forte crisi per altre cause;
> aumento dell'erosione spondale e aumento del trasporto solido.... Il taglio della vegetazione può ridurre il pericolo di esondazione solo in singoli tratti del corso d'acqua; la valutazione di ciò che succede sull'intera asta fluviale (soprattutto a valle) in seguito a un taglio generalizzato della vegetazione è altra cosa e non sappiamo se e come tale valutazione è stata fatta;
> aumento della velocità della corrente nel tratto interessato al taglio della vegetazione, possibile diminuzione della laminazione delle piene e conseguente aumento del colmo di piena nei tratti a valle delle zone dove si è effettuato l'intervento. Tutto ciò può peggiorare gli effetti di piene eccezionali sui manufatti che si trovano a valle del tratto di corso d'acqua dove la vegetazione è stata eliminata; in particolare il tratto di Savena che va da V. Pavese (BO) al P.te di S. Ruffillo (BO), in parte lesionato, è una zona da tempo considerata molto critica in caso di piene eccezionali e non sappiamo se questi aspetti sono stati valutati quando si è progettato l'intervento di taglio generalizzato della vegetazione;
> diminuzione della biodiversità e danni a specie botaniche rare;
> aumento della possibilità di espansione di specie aliene infestanti, con danni alla vegetazione autoctona. Si ritiene comunemente che la vegetazione ripariale ha grandi capacità di ripresa e ciò, in parte, è vero. Tuttavia negli ultimi 20 anni è aumentata in modo esponenziale la diffusione di specie aliene e l'eliminazione della vegetazione esistente, Salici, Pioppi, Olmi, Frassini, Querce, provocherà molto probabilmente la maggiore diffusione di specie aliene arboree (Robinia pseudocacacia, Ailanthus altissima), arbustive (Amorpha fruticosa), erbacee (Solidago gigantea, Amaranthus sp., Ambrosia sp. ecc.). Gli ampi spazi privi di vegetazione e la nitrificazione del terreno, situazioni create con interventi come quello descritto, uniti ai cambiamenti climatici in atto, favoriscono enormemente l'ingresso e la diffusione, proprio in ambiente fluviale, di specie aliene che hanno a disposizione vere "autostrade" in ambiente per loro particolarmente favorevole. In questo modo viene tolto spazio alla flora e alla vegetazione locale con danni notevoli agli ecosistemi (cfr. su questo argomento anche: Banfi E. & Galasso G., 2010 - La Flora esotica Lombarda - Museo di Storia naturale di Milano e Regione Lombardia)
> peggioramento del paesaggio lungo l'asta fluviale e la documentazione fotografica allegata mette in evidenza anche questo aspetto importante


                     Cosa invece era auspicabile e come si doveva intervenire:

* eliminare la vegetazione arborea vitale solo in prossimità dei manufatti (ponti, briglie ecc.) oppure in situazioni di sezioni di deflusso insufficiente ("create" spesso, purtroppo, dalla presenza di manufatti che non dovevano stare dove stanno); sul Savena, in generale, ciò non è stato fatto.... ;
* valutare la possibilità di mantenere una vegetazione esclusivamente arbustiva igrofila -che predilige gli ambienti umidi, N.D.R. - (es.: Salix caprea, Salix eleagnos ecc.) in prossimità dei manufatti (ponti soprattutto) per evitare l'erosione ed evitare la possibilità di sradicamento di grosse alberature che invece, in queste situazioni, vanno eliminate;
* rimuovere prioritariamente gli accumuli di legname trasportati dalle correnti nei pressi dei manufatti e in particolare dei piloni dei ponti; sul Savena ciò non è stato fatto come dimostra ampiamente la documentazione fotografica allegata;qui si doveva intervenire subito e non lo si è fatto;
* rimuovere prioritariamente la vegetazione e i detriti di vario genere trasportati dalla corrente e presenti nell'alveo di magra e di morbida del corso d'acqua rimuovendo le strutture che ingombrano il corso d'acqua (in un caso, presso il ponte delle oche, è presente addirittura un autobus all'interno di aree ortive). Sul Savena ciò non è stato fatto oppure è stato fatto qua e là in apparenza senza un progetto preciso;
* seguire le indicazioni che la stessa Regione Emilia-Romagna ha fatto per le gestione di Corsi d'acqua in particolare per le aree SIC-ZPS (cfr.: Ricciardelli F. et al. : "DISCIPLINARE TECNICO per la manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua naturali ed artificiali e delle opere di difesa della costa nei siti della Rete natura 2000 (SIC-ZPS)", approvato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 667 del 18 maggio 2009). Ci pare evidente che l'intervento effettuato sul Savena, in particolare nell'area SIC-ZPS , non segue affatto le indicazioni del Disciplinare della Regione;
* destinare, tutte le volte che è possibile, spazi per l'espansione delle piene (in pianura si chiamano "Casse di espansione") destinati esclusivamente "al fiume", in modo da laminare le piene e ridurre gli effetti devastanti della forza e della portata al "colmo di piena" (soprattutto a valle!). Ciò non è stato fatto;
* evitare di progettare e costruire manufatti che non possono stare in situazioni di oggettivo pericolo per l'esondazione dei corsi d'acqua in occasione di piene oppure per il rischio altissimo di frane (la strada Fondovalle Savena è un tipico esempio);
* progettare con cura gli interventi sui corsi d'acqua, predisporre una cartografia opportuna degli interventi basati su precisi studi idraulici, seguire con tecnici qualificati ogni fase dei lavori affinché vi sia corrispondenza tra le prescrizioni e ciò che si taglia. Tutto ciò, sul Savena, non ci pare sia stato fatto;
* informare i cittadini (anche quelli che stanno a valle degli interventi)

Sarebbe bastato seguire, dice il dr. Fausto Bonafede nella sua relazione, "le indicazioni che la stessa Regione Emilia-Romagna ha fatto per le gestione di Corsi d'acqua in particolare per le aree SIC-ZPS....Disciplinare della Regione approvato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 667 del 18 maggio 2009". N.B. > i SIC, ripetiamo, corrispondono ai Siti di Importanza Comunitaria, gli ZPS alle Zone di Protezione Speciale. Maggiori informazioni potete leggerle sul linkhttp://www.minambiente.it/pagina/sic-zsc-e-zps-italia.


La nostra malattia è cronica, è una sindrome e come tale deve essere combattuta, ma nessuna persona, in una Regione così martoriata, può esimersi dal non rimanere attonita davanti a tanto scempio.
Sono stati calcolati gli ettari di terreno di  alberi ad alto fusto abbattuti o che verranno abbattuti ? se questo disastro lo associamo alla continua deforestazione , alla presenza di inquinanti nell’aria che ci pongono in Europa al primo posto in assoluto , questo lo dice l’Europa, appare evidente che se ad esempio prendiamo una frazione di 2500 anime e la priviamo di 10 ettari di piante d’alto fusto con 18 AIA nel suo territorio di cui 15 di origine ceramica  , la fotosintesi e lo scambio di ossigeno e Co2 viene a ridursi ancora e lo zolfo , il fluoro , le pm10 , le 2,5 , gli Nox etcc , entrano più facilmente negli alveoli polmonari.

Appare evidente a tutti che data la precarietà della nostra aria definita pochi mesi fa dall’ARPA; "cancerogena" , in base a studi effettuati anche in altri paesi Europei, la logica avrebbe dovuto fare salvaguardare il più possibile le piante , limitando l’intervento  alla reale pulizia dei corsi d’acqua , come il dott Bonafede afferma , senza vedere invece nell’albero un cippato che fa muovere una turbina o un alternatore producendo corrente da immettere in rete ben remunerata da noi tutti con le solite bollette .


Roberto Monfredini

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